La Casa dei mandorli a Pennabilli è in via Tonino Guerra 1, addossata al Roccione e al castello di Penna che fu dei Malatesta. Circondata da mandorli che, come diceva Tonino, “fanno luce anche di notte”. E’ stata ristrutturata dall’architetto Celio Francioni con il sapiente contributo di Gianni Giannini e abitata da Tonino e Eleonora “Lora” Kreindlina (attuale vigile custode) dal 1989 fino agli ultimi giorni del poeta.

L’edificio, di 200 metri quadrati, è composto da due case collegate: dal salone a piano terra si va al piano di sopra dove ci sono le camere da letto; si esce nel portico, divenuto stanza, con un bel camino incassato coi vetri dipinti con i suoi disegni.
L’occhio del visitatore incontra sculture orientali, frammenti di ceramiche uzbeke, scatole di legno intarsiato, ciotole in lacca, uova decorate, pupazzi in terracotta, un’antica chiave, uno scettro africano, un amuleto sciamano… Tutti, tra loro, dialogano in lingue diverse, le stesse che il poeta ha ascoltato nei suoi viaggi nel mondo.

Alle pareti quadri, suoi pastelli e qualche bozzetto: un disegno colorato di Wim Wenders, un acquarello di Michelangelo Antonioni e un De Chirico, il sasso fossile del tempo della prigionia, le forbici di Gianni sempre pronte a sistemargli baffi e capelli, l’elefantino di Soraya portato dalla Thailandia, le gabbie che Tonino riempiva di parole in modo da far imparare a Lora la nostra lingua; le foto con Fellini, Antonioni e Theo Anghelopulos e altri registi; con Marcello Mastroianni e altri attori. Si possono ammirare chine di Vespignani, di Federico Moroni (il pittore che più gli fu accanto in gioventù), opere di Mikhail Schvartzman, l’allievo di Malevic, regali e collage del regista armeno Sergej Paragianov, tante altre di Rustam Amdamov e Sergej Barkin, autore del pluripremiato cartone animato Il leone dalla barba bianca sceneggiato da Tonino. Sono gli artisti russi che Tonino teneva nel cuore, geni assoluti che ha voluto accanto. Tra questi i registi come Andrej Khrjanovsky e Otar Ioseliani, Georgij Danelija, dei quali nella casa si rintraccia il passaggio.

Molti dei mobili e scaffali sono stati creati da Tonino con l’aiuto di artigiani e riempiti dai libri che sceglieva per la sua biblioteca ideale. Alla casa appartiene un ricchissimo archivio curato dallo Stato italiano. Qui, nelle varie lettere, ci sono tracce grafiche di Pasolini, della Ginzburg, di Calvino, di Vittorini, di De Pisis, con Fellini e Antonioni, Garcia Marquez e tanti altri che documentano la sua attività letteraria degli anni Cinquanta e Sessanta e quella successiva, la grande carriera di sceneggiatore ammirato e premiato in tutto il mondo.