Il tappeto dell’anatra dal collo azzurro.
Dedicato alla contessa Fanina dei Borboni di Francia andata sposa ad un capitano dei Carpegna. Impazzì per la solitudine ed affidò al vento le sue richieste di aiuto.
Il tappeto delle onde quiete.
Per ricordare Giotto che “dal Montefeltro vide lontanissimi i primi bagliori azzurri dell’Adriatico”.
Il tappeto delle piramidi sognate.
Dedicato a Bonconte da Montefeltro; “Perché le trentacinque piramidi siano tombe del suo corpo valoroso scomparso nel fiume della battaglia”.
Il tappeto delle Cattedrali abbandonate.
Dedicato a padre Matteo da Bascio, fondatore dell’ordine dei Cappuccini che per “tutto il mondo andava esclamando e riprendendo ogni sorta di persona, gridando “all’inferno, all’inferno, peccatori”.
Il tappeto delle conchiglie montanare.
In ricordo del grande capitano di ventura Uguccione della Faggiola “che da questi colli vedeva i confini dell’Italia e tanto fu ammirato da Dante che gli dedicò l’inferno”.
Il tappeto dei pensieri chiari.
Per ricordare Dante “che vide questa torre fuggendo da Firenze per raggiungere il rumore del mare di Ravenna”.
Il tappeto dei pensieri oscuri.
Per ricordare il poeta Ezra Pound, vissuto per un breve periodo a Pennabilli, che disse del Marecchia “dove la melma è piena di sassi”.
Nel 2008 sono iniziati, ad opera dell’università di Urbino, alcuni scavi archeologici che stanno portando alla luce reperti e vestigia del passato.